L’INPS ha recentemente confermato che dal 2025 fino al 2027 sarà possibile ricevere una pensione mensile di 1.500.
Questa misura, che è stata prorogata rispetto alla sua scadenza originaria del 31 dicembre 2024, rappresenta un’importante opportunità per molti lavoratori italiani che desiderano anticipare il loro pensionamento. Ma chi ha realmente diritto a questa prestazione e come funziona?
L’Ape Sociale è un’indennità che permette ai lavoratori di ricevere un sostegno economico prima di raggiungere l’età pensionabile standard, fissata a 67 anni. Questa misura è rivolta a specifiche categorie di lavoratori, tra cui disoccupati, invalidi e caregiver, che possono andare in pensione a partire dai 63 anni e 5 mesi di età, a patto di avere un certo numero di anni di contributi versati. In sostanza, l’Ape Sociale funge da ponte tra il termine dell’attività lavorativa e l’inizio della pensione di vecchiaia.
Chi può accedere all’Ape Sociale
Per poter beneficiare dell’Ape Sociale, il richiedente deve soddisfare specifici criteri:
- Disoccupati: I lavoratori disoccupati devono aver ricevuto l’indennità di disoccupazione Naspi per un periodo completo dopo aver perso involontariamente il lavoro.
- Invalidi: I richiedenti devono essere riconosciuti come invalidi civili con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%.
- Caregiver: I caregiver devono dimostrare di aver assistito un familiare con disabilità grave per almeno sei mesi. Il familiare assistito deve essere un coniuge, un genitore, o un parente fino al secondo grado, purché questi ultimi non abbiano altri familiari a carico o siano over 70 o invalidi gravi.
- Lavoratori gravosi: Coloro che svolgono lavori gravosi devono dimostrare di avere almeno 36 anni di contributi e di aver lavorato in una delle 15 categorie di lavori considerati gravosi per almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera lavorativa.
È importante notare che l’Ape Sociale ha alcune limitazioni. La prestazione viene erogata per un periodo che va dai 63 anni e 5 mesi fino al raggiungimento dei 67 anni, ma con un importo mensile che non può superare i 1.500 euro. Questa cifra è stata stabilita per garantire un’adeguata copertura economica a chi ne ha diritto, ma non è sufficiente a sostituire il reddito di un lavoratore attivo. Inoltre, l’Ape Sociale non prevede tredicesima, integrazioni, rivalutazioni annuali, o la possibilità di cumulo con redditi da lavoro.
Prendiamo ad esempio un lavoratore che ha 33 anni di contributi e che si appresta a andare in pensione a 63 anni e 5 mesi. Paolo ha recentemente ricevuto conferma dal suo CAF che ha diritto all’Ape Sociale. E’ rimasto sorpreso dal fatto che, nonostante le simulazioni effettuate indicassero che a 65 anni avrebbe potuto ricevere oltre 2.000 euro di pensione lorda, con l’Ape Sociale si troverà a percepire solo 1.500 euro al mese.
Questa situazione evidenzia un punto cruciale: i contributi versati non sempre si traducono in una pensione adeguata, specialmente in caso di misure assistenziali come l’Ape Sociale. Molti lavoratori si trovano in difficoltà a comprendere il motivo per cui, nonostante un lungo periodo di contribuzione, l’importo della pensione sia così limitato.
Con la proroga dell’Ape Sociale fino al 2027, il governo ha dimostrato un impegno nel supportare le categorie più vulnerabili della forza lavoro italiana. Tuttavia, è fondamentale che i lavoratori siano ben informati sui requisiti e le limitazioni di questa misura. Inoltre, è opportuno che le istituzioni considerino possibili modifiche future per garantire una pensione dignitosa a tutti, in modo da evitare che i lavoratori si trovino in difficoltà economiche durante la fase di pensionamento.
In sintesi, mentre l’Ape Sociale rappresenta un valido strumento di sostegno, è essenziale che i lavoratori comprendano appieno le implicazioni economiche di questa misura e pianifichino il loro futuro finanziario di conseguenza.