Il ruolo dei caregiver, ovvero coloro che si prendono cura di un familiare anziano o disabile, è spesso sottovalutato dalla società.
Queste persone dedicano il loro tempo e le loro energie per assistere chi non è in grado di prendersi cura di sé, spesso rinunciando a molte delle proprie ambizioni e necessità. Questo impegno, che può essere considerato a tutti gli effetti un lavoro a tempo pieno, è stato finalmente riconosciuto dal Governo italiano, che ha introdotto nuovi sussidi per supportare i caregiver. Questi incentivi rappresentano una boccata d’aria fresca per molte famiglie che si trovano a fronteggiare queste sfide.
A partire dal 2025, i caregiver avranno accesso a un bonus concepito per alleviare il peso economico che deriva dall’assistenza a persone non autosufficienti. Questo nuovo incentivo non solo riconosce l’importanza del lavoro svolto dai caregiver, ma offre anche un aiuto concreto alle famiglie che si trovano in difficoltà. L’assegno di cura, che può essere destinato alla persona assistita o alla famiglia, varia in base all’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), alle patologie e al patrimonio del nucleo familiare. Gli importi possono oscillare tra i 50 euro e alcune centinaia di euro, fornendo un sostegno adeguato a chi si trova in situazioni più complesse.
Requisiti per accedere al bonus
Per accedere al bonus, è fondamentale che il caregiver rispetti alcune condizioni. In primo luogo, è necessario avere un ISEE aggiornato, che attesti la situazione economica del nucleo familiare. Inoltre, il caregiver deve essere un familiare entro il secondo grado, e in alcuni casi, anche entro il terzo grado. Questo permette a molte persone di ottenere il supporto di cui hanno bisogno, garantendo che anche le famiglie con legami più distanti possano beneficiare di questo aiuto.
Oltre al bonus, il Governo prevede anche una serie di permessi retribuiti per i caregiver. In particolare, lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato, hanno diritto a tre giorni di permesso mensile retribuito. Questi giorni sono fondamentali per permettere ai caregiver di gestire al meglio le proprie responsabilità, senza dover rinunciare al lavoro. I permessi sono un aspetto cruciale della legge, poiché riconoscono formalmente l’importanza del lavoro di assistenza e il diritto dei caregiver a una vita lavorativa equilibrata.
Tra gli altri incentivi previsti, troviamo il congedo straordinario per caregiver, che consente di prendersi cura di un familiare per un massimo di due anni nell’arco della vita lavorativa. Questo congedo, che non è valido per ferie o TFR, permette di ricevere un’indennità pari all’ultima retribuzione mensile, rivalutata secondo l’ISTAT. Anche se il periodo di congedo non è retribuito in termini di ferie, esso rientra nel calcolo dei contributi pensionistici, garantendo al caregiver una certa protezione economica anche in futuro.
Un altro strumento importante per supportare i caregiver è l’Ape sociale, che consente di anticipare il ritiro dal lavoro fino a 3 anni e 7 mesi prima della pensione di vecchiaia, a condizione di avere almeno 63 anni e 30 anni di contributi. L’indennità, erogata dall’INPS, è pari alla pensione maturata, con un massimo di 1.500 euro mensili. Inoltre, le lavoratrici caregiver possono beneficiare dell’Opzione donna, che permette di andare in pensione con 35 anni di contributi e un’età minima che varia in base al numero di figli.