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Reflusso gastroesofageo: cause, sintomi e come la gastroscopia aiuta nella diagnosi

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo che si verifica quando i succhi gastrici risalgono dallo stomaco all’esofago, provocando bruciore e irritazione. Spesso sottovalutato, il reflusso può diventare cronico e incidere sulla qualità di vita di chi ne soffre. In questo articolo approfondiremo le cause e i sintomi principali, illustrando l’importanza di una gastroscopia per una diagnosi e un trattamento mirati.


Che cos’è il reflusso gastroesofageo

Il reflusso gastroesofageo è un fenomeno fisiologico che, entro certi limiti, può accadere a chiunque: lo sfintere esofageo inferiore (una sorta di valvola tra esofago e stomaco) si rilassa e permette il passaggio di piccole quantità di acido nell’esofago. Se questo processo si verifica frequentemente o con un’intensità tale da infiammare la mucosa esofagea, si parla di Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE).

Cause principali

  1. Malfunzionamento dello sfintere esofageo: quando la valvola non funziona correttamente o è indebolita, l’acido può facilmente risalire.
  2. Fattori predisponenti: obesità, gravidanza, ernia iatale e abitudini alimentari scorrette (pasti abbondanti, consumo di alcol, fumo, caffeina) possono aumentare il rischio di reflusso.
  3. Stress e stile di vita: ritmi frenetici e stress contribuiscono a peggiorare l’equilibrio della secrezione gastrica e a favorire i sintomi.

I sintomi del reflusso gastroesofageo

Il segno distintivo del reflusso è il bruciore di stomaco (pirosi retrosternale), spesso accompagnato da:

  • Rigurgito acido o sensazione di liquido amaro in bocca.
  • Dolore toracico o bruciore dietro lo sterno.
  • Difficoltà a deglutire (disfagia) nei casi più avanzati.
  • Tosse secca e raucedine: l’acido può irritare la gola e le vie aeree superiori, provocando infiammazioni croniche.

Quando questi sintomi diventano frequenti o persistenti, è importante rivolgersi a un medico specialista per un corretto inquadramento diagnostico.


Ruolo della gastroscopia nella diagnosi

La gastroscopia (o esofagogastroduodenoscopia – EGDS) è uno degli esami più utili per valutare la gravità del reflusso gastroesofageo e le eventuali lesioni a carico dell’esofago e dello stomaco. Durante la procedura, uno strumento flessibile (gastroscopio) dotato di telecamera viene introdotto attraverso la bocca per ispezionare visivamente le mucose.

Come si svolge l’esame

  1. Preparazione: di solito è richiesto il digiuno per almeno 6-8 ore prima della gastroscopia.
  2. Sedazione: può essere eseguita con una lieve sedazione o anestesia locale in gola per ridurre il fastidio.
  3. Osservazione e biopsie: durante l’esame, il medico visualizza in tempo reale l’esofago, lo stomaco e il duodeno, e può prelevare campioni di tessuto in caso di sospette infiammazioni o erosioni.
  4. Durata: la procedura ha una durata media di 5-15 minuti.

Vantaggi della gastroscopia per il reflusso

  • Valutare i danni all’esofago: erosioni, ulcerazioni o esofagite da reflusso.
  • Indagare altre possibili cause: come ernia iatale, gastriti o ulcere gastro-duodenali che possono contribuire ai sintomi.
  • Prevenire complicanze: alcuni pazienti con reflusso cronico rischiano di sviluppare esofago di Barrett, condizione che richiede un monitoraggio regolare.

Prevenzione e consigli pratici

Oltre alla gastroscopia, è fondamentale intervenire anche sullo stile di vita per ridurre i sintomi del reflusso gastroesofageo:

  1. Controllo del peso: l’obesità esercita pressione sullo stomaco, aumentando il rischio di reflusso.
  2. Dieta equilibrata: evitare pasti abbondanti, alimenti grassi, fritti, piccanti, bevande gassate, caffè e alcol.
  3. Evitare di coricarsi subito dopo i pasti: attendere almeno 2-3 ore prima di sdraiarsi.
  4. Sollevare leggermente la testata del letto: aiuta a sfruttare la gravità per contrastare la risalita dei succhi gastrici.
  5. Ridurre stress e fumo: entrambi peggiorano i sintomi e ritardano la guarigione delle mucose irritate.

Gestione e terapie

La terapia del reflusso varia in base alla gravità dei sintomi e alle condizioni rilevate tramite esami diagnostici. In generale, si fa ricorso a:

  • Farmaci antiacidi o inibitori di pompa protonica (IPP): utili per ridurre l’acidità gastrica.
  • Procinetici: favoriscono lo svuotamento gastrico e limitano il ristagno di acido.
  • Interventi chirurgici: in rari casi e solo per pazienti con reflusso severo o complicanze, si valuta un intervento di correzione come la fundoplicatio.

Il reflusso gastroesofageo non va sottovalutato: se diventa cronico, può influire in modo significativo sulla quotidianità e, in casi più gravi, causare complicanze. La gastroscopia rappresenta uno strumento diagnostico prezioso per valutare l’entità del danno alla mucosa e impostare un percorso terapeutico adeguato.

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Published by
Emiliano Belmonte